L’Estate di Lorenzo Jovanotti
Un andamento lento e avvolgente, sorretto da sapori caraibici, fischiettii allegri, e ukulele hawaiani; una canzone semplice semplice che mette in vetrina tutti gli ingredienti dell'hit balneare made in Italy: solarità e luoghi comuni, leggerezza e, in questo caso, qualche metaforina di buon effetto. Elementare anche la linea melodica che ne echeggia mille altre, ma senza quel fastidioso senso di dejà vu che talvolta straborda dai dettagli; soffuso il sottotesto, che sotto le rime innocue nasconde timidi richiami alle inquietudini del presente, ma senza gravarle di ulteriori zavorre, anzi, aprendo volenterosi spiragli di speranza e una gran voglia di lasciarsi alle spalle stagioni troppo ingrugnite: «Il passato è passato, nel bene e nel male, come un castello di sale costruito sulla rive del mare…», che oggi suona quasi come il suggello alla sentenza più clamorosa dell'anno.
Del resto il buon Lorenzo, da tempo immemorabile alfiere dell'ottimismo canzonettaro, ha sempre saputo scrivere pop-song senza appiattirsi sui consunti cliché balneari, anche se è evidente che questa è una canzone costruita apposta per essere funzionale a un contesto prettamente estivo: «Sento il mare dentro una conchiglia. Estate, l'eternità è un battito di ciglia. E tutto il mondo è la mia famiglia», canta nel ritornello, col suo solito andamento vagamente biascicato. Chiaro il richiamo a quell'Estate 1992 che fu uno dei successi di quell'anno, quando il nostro era poco più che uno sbarbatello: riascoltata di questi tempi viene davvero da sorridere.
Il singolo è già il quarto brano estratto dalla raccolta antologica Backup che raccoglie il meglio inciso da mastro Cherubini dal 1987 ad oggi: un modo furbetto per restare nelle orecchie di tutti col minimo sforzo, per accompagnare la sua recente tournée, e fors'anche per sponsorizzare la sua candidatura in casa Rai per un programma tutto suo, o magari per accompagnare il prossimo Sanremo della premiata ditta Fazio & Littizzetto.